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Quel Rugby Vicenza nato tra amici Oggi servono 100 mila euro l’anno

Il Giornale di Vicenza, 8 Febbraio 2016

Massimo Tonello è il direttore marketing del Rugby Vicenza.Da oltre trent’anni è consulente di project management industriale e da ormai quindici anni concilia quotidianamente il suo lavoro con la passione per il rugby. Da “porta borracce” ad allenatore delle giovanili, da direttore sportivo a responsabile del marketing.Il Rugby Vicenza, dopo la fondazione nel 1974, vive stagioni travagliate ma agli inizi del 2000 è protagonista di un vero e proprio rilancio fino ai giorni nostri…Ci ritrovammo in un gruppo nutrito di ex giocatori che portavano a giocare i propri figli. Eravamo una nuova generazione e ci mettemmo tutti a disposizione per iniziare una nuova avventura. Il gruppo in seguito si allargò rapidamente e si formò così un’attività di mini rugby completa, che divenne poi il bacino per le nostre giovanili. Qualcosa di nuovo iniziò. Io cominciai come “porta borracce” per i nostri ragazzi.Dopodiché?Con Carta, Fantelli, Cipriani, Casonato e Filippozzi decidemmo di passare a una fase due. Stavamo crescendo, con molte famiglie, persone, squadre e atleti. Ci mettemmo a tavolino, con lunghe serate in taverna a progettare il futuro. Volevamo trasformare una società di volenterosi in qualcosa di più.E come?Abbiamo cominciato a ragionare come una piccola azienda, a strutturarci con un approccio imprenditoriale, dandoci dei ruoli. A volte la sola buona volontà non è sufficiente e per questo, pur preservando l’aspetto volontaristico, abbiamo messo a disposizione del progetto anche le nostre competenze professionali in modalità multitasking.Dandovi quali obiettivi?Soprattutto crescere nel numero dei ragazzi, in risultati sportivi, andare in serie B con la prima squadra nell’arco di cinque anni, iscrivere qualche squadra giovanile agli Elite. Tutto questo nel 2008. E, a vedere la storia recente, devo dire che non solo abbiamo centrato tutti gli obiettivi ma abbiamo bruciato le tappe.Cosa vi ha permesso di arrivare dove siete arrivati?L’umiltà e il grande lavoro. Un esempio banale: il giorno in cui abbiamo debuttato nel nuovo campo dei Ferrovieri, fino a poche ore prima dell’inizio della gara, la “Cartello”, ovvero la mia famiglia più quella di Leopoldo Carta ed altri amici, si è messa a spalare con il freddo e sotto la pioggia due camion di ghiaia intorno al campo affinché tutto fosse a posto. Nel nostro club ci sono oltre 80 volontari tra genitori e tecnici che la pensano così e condividono gli stessi valori.Per crescere in numeri e risultati sono necessarie le risorse economiche…Negli ultimi anni siamo cresciuti nel marketing, con gli sponsor tecnici, e conseguentemente sul piano finanziario. Abbiamo intercettato diversi finanziatori, in primis miei conoscenti, poi sono entrati in campo Luigi Battistolli e la Banca Popolare di Vicenza. Un tempo ci mantenevamo con la buona volontà dei genitori. Ora invece per mantenere una prima squadra in serie A e una in C, tra organizzazione, strutture e trasferte ci vogliono oltre 100mila euro. E non siamo il calcio.Quali sono i prossimi obiettivi della società?Adesso stiamo scrivendo la seconda parte della mission, puntando molto anche sul sociale. Ci conforta il fatto che ora siamo arrivati a quasi 450 tesserati. Vogliamo creare dei gruppi di aggregazione, tipo il dopo-scuola ovale dove i ragazzi possono conciliare la formazione scolastica con quella sportiva. Nei mesi scorsi abbiamo promosso un percorso di crescita per tecnici e genitori. Dopo i disagi legati alla bonifica delle bombe al Gobbato in via S.Antonino ci mancano alcune strutture, tipo la club house, che stiamo mettendo in piedi a spese nostre contando anche nel supporto dell’amministrazione comunale.E sul piano sportivo?Entro cinque anni a qualcuno piacerebbe andare in Eccellenza con la prima squadra… è un autentico sogno nel cassetto.

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Dal campo dei Ferrovieri al Dal Molin

La storia del Rugby Vicenza parte da molto lontano e per l’esattezza dal quartiere dei Ferrovieri, in un campetto da calcio in terra battuta e ghiaino che, pur sembrando più il piazzale di un’industria che un vero campo sportivo, era dotato di una piccola tribuna in legno.Siamo nel 1974, annodi fondazione della società. Ma in realtà, nel passato, qualcosa si era già mosso, come negli anni ’30 e nel 1957, quando due brevi esperienze sportive portarono perla prima volta la palla ovale nel capoluogo berico.Nella memoria di quell’esperienza restra qualche sconfitta clamorosa, un passaggio al rugby a 13 con conseguente squalifica federale e il rompete le righe che sembra chiudere l’avventura del rugby berico.Tutto sembrava esaurito, fino agli anni ’70’ appunto. Quando dopo un paio di anni nel quartiere popolare della città, grazie alla partecipazione in squadra di alcuni militari e ufficiali dell’Aeronautica, prende vita l’impianto di via SAntonino, nei pressi dell’allora base militare italiana e aeroporto Dal Malin. Struttura che nel 2003, dopo la scomparsa di Angelo Gobbato, viene intitolata all’amato e compianto dirigente, tra i principali fondatori del Rugby Vicenza.Da 0, l’inizio del cammino recente fino al successo dei giorni nostri.

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