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La storia del Furgongatto che diventò leggenda

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Il Furgongatto nella sua “tana”

Ciao a tutti, scusate se me ne sono andato via senza tanti saluti e un pò alla chetichella, ma i signori di una certa età fanno così. Certo posso dire di aver vissuto bei momenti con voi, io che venivo da tanti anni con le suore, ottime persone per carità, ma tra ospizi, Brendola alla casa della Santa Bertilla, la salita di Monte Berico per farmi fare qualcosa di impegnativo, un paio di santuari all’anno se andava bene, il tutto condito da canti religiosi, sempre gli stessi… ne avevo le gomme piene! Poi all’improvviso mi son trovato in concessionaria Ford, da pensionato, quando ero ancora in buona forma ( o quasi), trattato da vecchio, neanche loro fossero giovani. E le botte che avevo sulla carrozzeria erano colpa di chi? E vogliamo parlare del tipo di guida, che forse pensavano che avessi il cambio automatico? Ma in concessionaria un tipo mi guardava con benevolenza, sembrava che mi dicesse – ho il posto giusto per te! Maurizio Gallinaro ha preso il telefono ha chiamato qualcuno, parlava di me , diceva che ero una ottima occasione, un affare da non perdere. Io mi sono inorgoglito, poi quando ho sentito il prezzo di vendita…un certo Augusto aveva detto si. Non sapevo dove andavo e perchè, tornavo comunque a vivere.

Ho cercato di tenermi su, aspettavo una vista di controllo, che qualcuno mi venisse a vedere, ma niente di niente, mi son ritrovato direttamente su un parcheggio con davanti un grande campo verde, due strane porte alte alte un pò sbilenche in via San Antonino, e tutti che mi facevano festa. Ero la prima proprietà del Rugby Vicenza.
In breve non ero più nemmeno tutto bianco, sul mio cofano campeggiava uno strano gattone con un uovo di pasqua tra le zampe. Solo dopo ho scoperto che era un pallone. Da rugby. Nel tempo sono diventato anche un veicolo pubblicitario: sui miei fianchi trovavano spazio sponsor vecchi e nuovi, come Fridle, CVM., Sisa, BPVI, ed infine Anthea, tutti a fiancheggiare Rangers che quasi quasi sembravo un trasporto valori. E in effetti ho sempre trasportato veri valori! Nei simboli anche il gattino studente dell’Amatori rugby di Giovanni in bella mostra.

Dal mio posto a fianco la tribuna ho visto tante partite, strabuzzando i fari verso il fiume tantissimi allenamenti, tutti conditi da strane espressioni che con le suore non avevo mai sentito prima, a parte ogni tanto il Soggetto principale, ma soprattutto ho cominciato a girare il triveneto, e non solo, che lì nessuno mi considerava vecchio, anzi. Poco dopo il mio arrivo mi son ritrovato addirittura in Francia, ad Annecy,passando traforo e dogana io che ero un fifone, sempre carico di ragazzini e di borse che al rientro da ogni trasferta erano pesantissime, specie se pioveva. Chissà che ci mettevano dentro. E anche con un certo odore, se posso dire. Mi son dato da fare, sempre carico, con tanti autisti, diventando via via addetto alle giovanili, al mini, poi mezzo di trasporto di giovanotti argentini che mi trattavano come una Ferrari da autoscontro, poi le ragazze da portare in giro per tutto il nord Italia. Sempre di corsa, sempre senza gasolio, che tra Mauretto e Bepi… e fortuna che bevevo poco, io!

Ho tenuto duro tanti anni ancora, non so dire nemmeno quanti, quasi venti. Alla fine non avevo più autonomia, solo da un campo all’altro di Vicenza, a portare trattorini, gazebo e decespugliatori. Io che di trofei Topolino ne avevo fatti tanti! Non avevo più nemmeno il sedile ultimo, quello che garantiva i nove posti, ma Gaetano mi voleva bene, e ogni tanto alla clinica Salce a Ponte alto qualche miracolo lo facevano. Anche Silvio mi controllava, che di libretto, bollo e revisione ero un pò debole.
Pur declassato ho avuto il mio onore, la mia partita da mischiaiolo ( otto posti più il mediano alla guida non era un caso), l’ho portata fino in fondo, non di corsa ma un gioco ignorante, con costanza, con sacrificio ma anche forza, da vero diesel. Chilometri? infiniti.

Adesso non sono rottamato, ho solo passato la palla. Chissà che arrivi presto qualcuno al posto mio, per prenderla! Ma non dategli il mio nome, quello resterà sempre solo mio.
Il vostro furgongatto!

Leopoldo Carta

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