La gestione del territorio – Aspettando Parco Della Pace

L´INTERVISTA. La categoria dei dottori agronomi e forestali ha affrontato ieri il tema della pianificazione territoriale

«Alluvioni, prevenire a monte»

La presidente dell´Ordine Tescari allarga il raggio delle proposte: «Sì alle casse d´espansione, ma serve intervenire in montagna»

«Risolvere i problemi a monte per scongiurare il pericolo di nuove alluvioni a valle». C´è chi guarda in pianura e pensa alle opere idrauliche da realizzare e chi va all´origine della questione puntando gli occhi verso l´alto. È il caso dei periti agrari e dei colleghi forestali che nella giornata di ieri si sono riuniti ai chiostri di S.Corona per parlare degli interventi strutturali per la pianificazione del territorio. Non una semplice fotografia, ma uno sguardo al futuro «per capire dove agire, cercando di risalire all´origine di tutti i problemi», come spiega Elisabetta Tescari, presidente provinciale dell´Ordine dei dottori agronomi e forestali.
Non è un caso che questo convegno arrivi ad un anno di distanza dall´alluvione che ha sommerso Vicenza, e a poche settimane di distanza dai terribili eventi della Liguria.
«No – risponde Tessari – volevamo riunirci dopo 12 mesi dal disastro di Ognissanti per capire cos´è stato fatto nel territorio vicentino. È un incontro organizzato da mesi, e i fatti di Genova l´hanno reso ancora più attuale, purtroppo».
Vicenza e Genova. La Liguria e il Veneto. Ci sono analogie tra gli eventi che hanno riguardato questi due territori ad un anno di distanza l´uno dall´altro?
Sì, a livello meteorologico, perché è scesa tanta acqua in pochissimo tempo. Quanto accaduto in Liguria è stato sicuramente più drammatico rispetto a quanto è capitato qui. Tuttavia il territorio di quella regione è molto diverso dal nostro: i monti sono a ridosso del mare.
Quale è la fotografia attuale scattata al nostro territorio?
Sono stati svolti interventi per fortificare e ripristinare quanto era stato distrutto dall´alluvione dello scorso anno. Tutto ciò non è sufficiente».
Per quale motivo?
Se dovessero presentarsi le stesse condizioni climatiche di 12 mesi fa, vale a dire pioggia intensa e forte in poche ore, allora il problema alluvione potrebbe ripresentarsi.
Servono quindi nuove opere?
Già, come le casse di espansione e i bacini di laminazione. Anche se non è di certo una soluzione definitiva.
Cosa intende dire?
Che sono una sorta di rattoppo per risolvere il problema nell´immediato. Di certo la questione non è chiusa.
Come si dovrebbe agire?
Bisogna guardare a monte e non a valle. È necessario intervenire in montagna, pianificando il territorio nei tempi debiti, per far sì che nei prossimi dieci o venti anni non accada di nuovo quanto è successo in questo periodo qui o in Liguria.
Quali sono dunque gli interventi da realizzare in montagna?
Si parte dalla manutenzione ordinaria. Ad esempio il controllo minuzioso della viabilità minore così come il monitoraggio di una piccola frana che mal governa il flusso delle acque. Parliamo di una serie di piccoli interventi.
Eppure non si parla spesso della manutenzione del territorio montano. Piuttosto si guarda alla pianura.
Sbagliando, perché è necessario cogliere i fenomeni al loro stato iniziale. Non ci sono formule preordinate: bisogna portare attenzione alle opere che definisco oscure, quelle che vengono svolte quotidianamente.
Sta dicendo quindi che prima di costruire i bacini di laminazione è necessario osservare in alto?
No, perché sono due operazioni complementari. Anche se per la pianura andrebbe intrapreso un altro discorso.
Quale?
Quello relativo alla rete idrica minore che è calpestata e vilipesa. Le rogge e i fossi non hanno più quell´efficienza idraulica che avevano un tempo, perché non sono più presidiate. È sbagliato ad esempio chiudere un fosso per creare una pista ciclabile. Cementificando da una parte e dall´altra si satura il territorio.

 

Nicola Negrin

 

 

(Fonte: Giornale di Vicenza, venerdì 18 novembre 2011 CRONACA)

TAG