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Il Sei Nazioni di rugby fa tappa a Vicenza

Ovviamente non si parla dello storico torneo ad invito che coinvolge migliaia di spettatori ormai anche in Italia, dopo aver conquistato le nazioni più tradizionali come Inghilterra e Francia. Si parla di Avanzare&Sostenere attività di sviluppo manageriale svolta presso gli impianti del BPVI Arena, dalla società di consulenza organizzativa OPESrisorse di Mestre che ha coinvolto i dirigenti e i quadri della FIS ( Fabbrica Italiana Sintetici ) nota azienda di Montecchio Maggiore di prodotti chimici e farmaceutici. Azienda che crede fortemente nello sviluppo del proprio Capitale Umano e che da tempo propone attività di miglioramento individuale e di gruppo evolute. In questo caso ha accettato la sfida di “specchiarsi” con la metafora del rugby.

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Scopo del percorso era di continuare a sviluppare i fondamentali dello spirito di gruppo, collaborazione e sostegno reciproco, rispetto di compagni avversari, , capacità di raggiungere un obiettivo comune con regole definite e alla fine riuscire a mettere insieme vincitori, vinti ed arbitri per chiudere ogni ostilità e non lasciare strascichi e recriminazioni, predisposizione alla lotta e anche al contatto fisico come fatto naturale e non come una barriera tra persone diverse per ruolo e sesso, utilizzando tutto quello che tradizionalmente esiste nel rugby giocato portato come apprendimento e da trasferire nella vita lavorativa. Progetto ambizioso e sfidante, ma non così irrealizzabile come sembrerebbe, “più facile farlo che dirlo insomma”. Dato l’alto numero dei partecipanti, circa 130 persone, è risultata immediata la necessità di dividere i partecipanti in gruppi. Quanti? sei.
A questo punto non poteva esserci diversa impostazione, i sei gruppi hanno preso il nome delle nazioni di riferimento dell’emisfero nord del rugby, ad ogni incontro iniziale sono stati proiettati gli inni nazionali come solo il rugby sa esprimere, ogni squadra ha trovato un senso di orgoglio e appartenenza insospettabile e tutto è diventato più facile.
Per ogni gruppo, dopo la presentazione dell’iniziativa in ditta, ecco il percorso al campo caratterizzato da un primo appuntamento di una giornata e mezza, un secondo giorno completo ed infine tutti al torneo per un sabato pomeriggio concluso a tarda ora.

Molta attività alla scrivania, o meglio ai tavoli del club, sotto la direzione di Marco Toffanin e Alessia Caporale facilitatori del debriefing dopo una serie di attività in campo sotto la guida di Fabio Coppo, D.S del rugby Vicenza e collaboratore di Opes.

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Il metodo BAD (briefing-action-debriefing) tipico della Formazione Attiva esalta la specializzazione e il lavoro di equipe tra specialisti di discipline diverse. Opes da anni applica la Formazione Attiva con l’ausilio del Rugby come metafora-specchio.

Come in una magia guidata, il pallone ovale, la meta, la mischia e la touche sono diventate lessico abituale per i partecipanti. Poi placcaggio, sostegno, passaggio, il gioco al piede, il fuorigioco che se sei oltre il pallone non servi a niente, il passaggio indietro che per andare avanti o corri palla in mano o non guadagnerai mai lo spazio, essere persone diverse ma avere lo stesso obiettivo, arrivare alla linea di meta. E non farla raggiungere dagli avversari. Il gioco alla fine è stato un Seven al tocco, un torneo a sette giocatori con campo ridotto e il placcaggio sostituito dal tocco a due mani, come si usa nei tornei di propaganda aperti ad atleti praticanti e a neofiti, ma al di là della prestazione sportiva tutti i gruppi sono stati chiamati ad una esibizione seria e ad una comica, ad un lavoro di gruppo con riferimento ai principi appresi, in un pomeriggio dove fantasia e capacità interpretative hanno sottolineato l’impegno di tutti garantendo una sorta di rappresentazione teatrale di ottimo livello.

Alla fine alla premiazione, con una certa emozione, Coppo ha proclamato vincitrice l’Italia, e l’emozione non era tanto per il gruppo che costituiva la squadra, quanto ormai talmente immedesimati tutti in questo clima da Sei Nazioni sembrava un sogno proclamare l’Italia vincitrice, come fosse la vera nazionale di rugby. Non poteva mancare la coppa Fair Play, vinta dal Galles.

Nè poteva mancare un grande terzo tempo, in tutti questi appuntamenti Luciano Peretti con lo staff del rugby club e la regia di Silvia Benetti sono stati apprezzatissimi ed efficienti,un terzo tempo dove ruoli e incarichi, avversari o colleghi, collaboratori o uffici un pò il lotta tra loro non esistevano più, esisteva solo il senso di appartenenza e una allegria ” ovale”. Da arbitro il ricordo più bello ? Una “ragazza” che chiamata all’improvviso a giocare una, anzi due mischie consecutive, si mette come tallonatore, con il grosso pilone sudato che la cinge stretta e le dice “tu tallona che al resto penso io”, due tallonaggi vinti e mi sembrava di essere ancora tra i ragazzini del mini di anni fa, qualcuno ora in serie A.IMG_7977

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