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2017: anno di svolta per le abitudini alimentari del terzo tempo al club del rugby?

Terza Pagina

Stare al passo con i tempi, pronti alle novità, aperti verso il futuro. Spesso ci diciamo di essere così, poi in realtà, sempre le stesse abitudini e le stesse cose. Eppure anche se noi nel rugby restiamo agganciati ad antiche tradizioni, siamo anche i primi ad indire ogni anno nuove regole, a modifiche anche importanti nello sviluppo del gioco, come le regole di ingaggio o le alzate in rimessa laterale, arrivando addirittura alle sottili interpretazioni del regolamento come fatto dall’Italia nella partita del sei nazioni a Londra, con il capitano inglese che è andato dall’arbitro a chiedere cosa avrebbero dovuto fare per contrastare la tattica italiana di non contrastare il raggruppamento inficiando l’antica regola del fuorigioco, e sentendosi rispondere “chiedilo al tuo allenatore, io sono l’arbitro”, udibile in tutto lo stadio.

E così due identità diverse hanno rotto antiche abitudini, o forse si apprestano a farlo. La prima è già andata in scena, o meglio in campo: il Gruppo alimentare Pedon di Molvena, leader mondiale nel campo di cereali e fagioli, ma anche tanti altri prodotti alimentari, grazie alla proposta di Opes Risorse di Mestre che si avvale del nostro DT Fabio Coppo,ha lasciato per due giorni scrivanie, studi di composizioni alimentari, iniziative di coltivazioni in Cina, Etiopia ed America latina, problemi logistici e forniture ai grandi gruppi di distribuzione per occuparsi di una strana palla ovale e delle regole di contatto, invertendo al solito ruoli di comando o di subalterno secondo le necessità del campo, seguendo gli obiettivi prefissati dell’”avanzare e sostenere”, che sempre ci auguriamo di vedere applicati dalle nostre squadre ogni domenica, e come urlano tecnici e pure i genitori durante partite e allenamenti.

Prima le spiegazioni, i racconti delle tradizioni,internazionali e venete, cosa si fa in campo e perché, i passaggi, la mischia, il gioco aperto, la coesione nella spinta o in touche, il sostegno all’azione del singolo che diventa parte di un insieme, l’assunzione di responsabilità e il volere la palla in mano, per poi passarla, il senso del terzo tempo,la grande personalità di Fabio a condire (un verbo in questo caso calzante) il tutto. Da parte Rangers Rugby Vicenza abbiamo presentato i grandi numeri del rugby, la nostra sede, la meta segnata e documentata dal filmato nella costruzione dello stadio, che come ho spiegato se non eravamo in tanti con un unico obiettivo, ognuno a fare la propria parte, con la nostra capacità ma anche con la grande generosità che solo il volontariato riesce a mettere assieme, chi mai avrebbe cominciato questa partita?

Che ancora non è finita! Marco di Opes a dare senso alle osservazioni e alle iniziative dei gruppetti. Poi in campo, basta giacca e cravatta, con una bella divisa da gioco, che la maglia dà subito senso di appartenenza, la voglia di fare che una palla in mano è sempre uno stimolo irresistibile, poi i primi contatti, e non si è più gli stessi, gli “abbracci”, per diventare una prima linea,uno contro uno, due vs due, tre vs tre, le spinte sulla macchina di mischia, prima in tre, poi in cinque, poi in otto e accorgersi così che tutti insieme la forza aumenta a dismisura, che siamo in grado con la coordinazione di spostare tutto, di avanzare anche se nella slitta c’erano tante persone a fare peso. Uomini o donne, che non fa differenza, non c’è malizia, anzi le donne tirano fuori la grinta e la semplicità che non ti aspetti, e gli uomini il rispetto e la cortesia. Le corse, i passaggi secondo le regole all’indietro, ma avanzando, il nostro bel campo sintetico (altra meta marcata) a rendere magico il gioco, la spiegazione pratica delle regole, il placcaggio, i calci nel campo e i tentativi di trasformazione. Tutto nuovo ed affascinante.

Infine la partita, che prima era facile ma poi quando hai gli avversari che ti vengono addosso sparati, diventa tutto diverso e cerchi i compagni e il loro sostegno, perché è subito evidente che da solo non fai nulla, tutto quello che pensavi di saper fare non ti viene nemmeno in mente. Ma ti accorgi che stai sorridendo, e ti senti parte della squadra ma rispetti l’avversario. E l’arbitro che diventa protagonista. Ti senti diverso. Passa mezz’ora e sai solo dire… è già finito?

Il secondo tempo l’ho cominciato da solo, anzi con mia moglie. Conoscevo il gruppo Pedon perché vicino alle mie zone di lavoro principali, sulla parte collinare tra Breganze e Marostica, sempre splendida, con i ciliegi in fiore, magnifica, ho scoperto una quantità di prodotti che non mi immaginavo, di rapida preparazione, li ho cercati al supermercato e li ho provati. Accattivanti, ottimi, con semplici sacchetti che ti fan vedere ogni singolo seme contenute, con le varianti che a vista non percepisci e invece diventano immediate al palato, e soprattutto prodotti indiscutibilmente salutari. Expo di Milano docet. Anche da regalare quando ti invitano gli amici a cena. Rapida cottura o più lenta, magari in pentola a pressione, basta seguire le istruzioni.

Impossibile non provarli al club. Questa la nuova idea. E se diventasse la nuova frontiera dei nostri terzi tempi? Vedo già tante facce dubbiose e tanta perplessità, forse le stesse facce e gli stessi dubbi che si vanno ad affrontare quando si propone ad una ditta un corso di Team Coaching, un corso di formazione esperienziale che porterà un gruppo aziendale a giocare a rugby. Come la ITT, la FIS, il CUOA, la ABB, ora la Pedon.

Impossibile, improponibile, poi invece se passa l’idea, se collabori, se sei disponibile ad invertire i ruoli, a metterti in calzoncini corti, a toccarti per stabilire un diverso rapporto con il tuo compagno di lavoro, se diventa fondamentale l’obiettivo da raggiungere assieme, se ci provi!

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